
“guarda allo stesso modo come le cose lontane
siano saldamente vicine nell'intuizione:
perché non scinderai ciò che è dall'essere connesso con ciò che è,
né se viene completamente disperso nel cosmo,
né se viene riunito”.
Parmenide fr. 4A
Esiste un filo sottile tra Oriente e Occidente, un bisso di seta che attraversa le terre del Medio Oriente creando un ponte immaginario tra l’umanità, sul quale la sensibilità dei piedi che vi poggiano in equilibrio traccia una testimonianza, un racconto di ciò che in questo tempo accade al di sotto dei suoi occhi. Difficile mantenere l’eleganza del contrappeso quando i fattori risiedono dentro le sfere indicibili della fame, della povertà, della violenza, del degrado umano e ambientale, perché la concentrazione emotiva ne risente la gravità, ma al contempo ne assume la forza straordinaria della sensibilità.
Lorenzo Tugnoli è colui che galleggia su questo filamento invisibile e che attraverso lo straordinario occhio fotografico ne riporta le immagini; cammina con il tatto carezzevole del cuore in un terreno difficile dove coglie la voce dei momenti di vita, la poesia del vivere una quotidianità che pulsa, l’anima della spinta alla sopravvivenza tra i morsi feroci della carestia, il respiro della speranza infinita verso l’utopia dell’integrazione tra i popoli, il grido silente dentro i campi profughi. Egli ritrae questo Medio Oriente, a noi tanto distante, con un tratto distintivo eccelso, ove descrive questa umanità col linguaggio poetico della bellezza, riportando lo stato attuale delle cose con il massimo rispetto, affinché la dignità umana non venga nemmeno sfiorata dal pensiero.
Dunque un cammino, il suo, che sa la via che è, ma anche la via che non è. La via in cui è inscindibile ciò che è dall'essere connesso con ciò che è, come nel frammento parmenideo, poiché l’importanza del suo lavoro fotografico rispecchia proprio questo concetto, ovvero scrive di un Ánthrōpos a noi alieno, in quanto egli è connesso con ciò che è.
Le sue fotografie, come i frammenti dei Sapienti, o poetici, dispiegano l’ala di una pagina non scritta per intero, bensì impressa con poche parole, le quali disegnano la situazione colta in un istante di tempo non afferrabile, ma che si propaga poi nello spazio circostante con il riverbero della rappresentazione di ciò che sta attorno, lasciando sempre aperto il rigoroso margine del mistero.
Afganistan, Yemen, Libano, Palestina, sono le terre in cui Lorenzo Tugnoli si addentra, in cui cammina tra le situazioni spesso concepite in modo distorto per il mondo occidentale, in cui entra in relazione con le genti che vi abitano, in cui esegue il suo lavoro fotografico. Un Medio Oriente da sempre avvolto nel misterioso velo di un cultura costruita sul passaggio e l’intreccio di tante culture, dentro la quale abbiamo sognato il suo contorno antropomorfo sui passi de Le mille e una notte, ma che ora sta vivendo un “buco nero” dal punto di vista mediatico, quasi si volesse cancellare da questo mondo, poiché abbiamo alzato barriere sempre più invalicabili tra una parte dell’umanità e l’altra, partendo dal concetto del bene e del male, del bello e del brutto, del buono e del cattivo. Ma per Lorenzo Tugnoli questa barriera non esiste, perché capace di stare nel tempo soprastante, quello della fotografia, quello di colui che testimonia ciò che avviene, quello di un apostolo - nel senso classico che dal greco significa inviato – per ritrarre la vita che in questo luogo pulsa di dignità, poiché egli vuole posare l’obiettivo sull'avvicinamento tra gli animi attraverso la sensibilità.
©Barbara Cappello
Nella foto sopra: Lorenzo Tugnoli.
Sotto: Ph by Lorenzo Tugnoli:
Kabul, Afghanistan, Dicembre 2012:
Arifa, una studentessa del Center for Contemporary Arts Afghanistan, posa per una delle opere d'arte dei suoi colleghi.
Questa immagine fa parte di "The little book of Kabul". Le immagini di questo progetto sono state scattate nel 2012 e nel 2013. "The little book of Kabul"è stato pubblicato nel luglio 2014. Kabul, Afghanistan, December, 2012: