La corrente di pensiero passa attraverso l’energia creativa delle mani per dare la forma ad un’idea scaturita dall’accensione di un interruttore neuronale, illuminando la fantasia di chi osserva.
Questa è la creazione artistica che scorre nel movimento del fare, senza porsi limiti o confini dettati dalla presentazione di un biglietto da visita patinato, il quale ci potrebbe condizionare nel giudicare quanto tanto, o, quanto poco ci piace quello che stiamo guardando. Senza vincoli dettati dalla frenesia del fare perché divenuto ormai dovere, senza l’ansia da prestazione generata dall’aspettativa di chi attende. Semplicemente è il piacere di creare attraverso il gioco artistico, libero, anarchico, folleggiante di chi con l’arte ha una relazione visceralmente complicata, in quanto questa vibra in tutto il suo corpo, canta come una sirena che conduce alla morte, ride come una iena che si beffa della sua carcassa e carezza il corpo come il tocco vellutato di una vivida rosa tardiva d’autunno.
Questa è la semplicità artistica di chi faticosamente annaspa nel sistema sociale che lo accoglie, di chi con un tocco di elegante magia riesce a trasformare gli oggetti che tocca in piccole luminescenti opere d’arte.
A Marzio, mio adorato fratello.
©Barbara Cappello