Le parole poetiche di Omar Khayyam sulle labbra di un bacio omaggiato a Man Ray, per le mie cartoline realizzate in serie a tiratura limitata. Le "roba'yyat" della filosofia che viaggia dalla notte dei tempi nei giorni di tutti tra l'essenza di vita e l'essenza di morte, tra il flusso rubino dello sgorgar di una coppa di vino e la terra assetata che attende di essere abbeverata.
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La parola, il verbo: due lemmi che hanno medesimo significato, ma che portano articolo di sesso differente; ciò, forse, significa che questi due sostantivi, presi come tali, non hanno problematiche legate al sessismo, ma si esprimono nella loro naturale essenza d’essere.
L’essenza della parola è uno stato invisibile, intimo, etereo, ed è attraverso il nostro corpo, la nostra carne, la nostra consistenza che essa assume la forma, la visibilità, la forza di cui ha necessità per essere capita, compresa, comunicata, semplicemente detta. Liberarsi, dunque, della parola imposta e riappropriarsi del verbo con la semplice azione del pensiero proprio ed intimo renderà visibile ciò che spesso compare come invisibile. © Barbara Cappello ![]() Viaggiare sopra un autobus significa immergersi dentro la vita dell'umanità. Se l'automobile potrebbe essere il prolungamento dell'ego e dell' egocentrismo individuale, l'autobus é il luogo del collettivo. Se nell'auto nessuna emozione trapela, dentro l'autobus il caos emotivo e percettivo imperversano in orbite confusioniste. Ma non si tratta solo di questo. L'autobus vive di anima propria. Un' anima costituita probabilmente dalle varie presenze che vi transitano, le quali si manifestano anche quando quest'ultimo viaggia vuoto di corpi: rumori, cigolii, dondolamenti, fischi metallici, ferraglie gracchianti raccontano questa "vita animale", questo vissuto intenso. Come il peschereccio, che il solo guardarlo, induce alla visione del passaggio di centinaia di vite ittiche e di braccia di pescatori dediti a tale difficile lavoro, anche l'autobus vanta il manifesto trasporto di vite di passaggio. C'è solo una cosa che mi desta un po' di tristezza e mi fa porre una riflessione. I pesci transitano sopra i pescherecci e le loro vite sono destinate a finire una volta terminato il viaggio. Ma quella loro fine diverrà il prolungamento per altre vite. Gli umani transitano anch'essi sugli autobus. Ma quel passaggio che li porterà giorno dopo giorno al capolinea avrà una fine e basta: non potranno sfamare delle vite, quindi si chiuderà un processo vitale. Meglio pesci o umani? Questo è il dilemma. ©Barbara Cappello |
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June 2022
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