“L’acqua il vento La sanità delle prime cose Il lavoro umano sull'elemento Liquido - la natura che conduce Strati di rocce su strati - il vento Che scherza nella valle - ed ombra del vento La nuvola - il lontano ammonimento Del fiume nella valle E la rovina del contrafforte - la frana La vittoria dell’elemento - il vento Che scherza nella valle”. Dino Campana La vittoria dell’elemento come emblema primario di Phánes, il primo nato, che con la sua luce dava la vita. Elemento che si specchia in Dioniso, bambino divino, nato dall’Uovo d’argento che per mano dei crudelissimi Titani viene assassinato e smembrato, per poi rinascere per mano di Atena che ne raccoglie il cuore ancora palpitane e divenire la rappresentazione divina del Tutto. La forza della cultura del nostro essere rappresentata in una performance costruita con video mappature corporee ed extracorporee, suoni progressivi di audace suggestione e parole estrapolate sia dai Canti Orfici Antichi che dai Canti Orfici di Dino Campana. Un vento che scherza nella valle, come nel canto sopra citato, perché lo scherzo della Vita è generato dalla morte divina di Phánes, come altresì il vento stesso genera la morte sradicando foreste intere. Un atto crudele, di indicibile violenza, ma poetico nella rinascita della consapevolezza dell’essere, come nella rinascita della futura natura sotto gli alberi strappati alla terra. Un gesto attraverso la cui bianca immagine dell’elemento si affonda dentro il rito sacro della vita e della morte, elementi di un cerchio unico che sempre si ripetono senza data e senza tempo. Un Kósmos ordinato entro cui lo sguardo dei quatto occhi puntati su ogni direzione cardinale osserva lo sconfinato Lago di Mnemosine, per assorbirne quella memoria che dai tempi antichi ad oggi è, e sarà, il suscitare del ricordo delle origini e lo scaturir dal cuore l’unità del Cosmo. Un progresso ove Una performance composta dalla proiezione di una serie di video concatenati da momenti performativi dal vivo e contornati da suoni elettronici arricchiti da tracce vocali che apre il sipario con un prologo su una delle foreste recentemente abbattute dai forti venti dell’ottobre 2018 nel nord dell’Italia, immergendosi successivamente nel mito greco dell’Uovo Cosmico che diede luce a Phánes, dalla cui morte rinacque Dioniso e dal cui efferato smembramento da parte dei Titani, egli ritornò in vita come dio per mano di Atena. Un rito orfico che sempre si ripete in ogni esperienza di vita-morte. Dunque orfismo antico nel rappresentare Dionisio che si estende ad oggi con la tragedia naturale delle foreste abbattute da quella “potenza divina”, quale il vento. Lo stesso vento che ruppe violentemente il guscio dell’Uovo d’argento dai cui Phánes uscì come essere totale del tutto. Un perpetuo ripetersi che concluderà questo viaggio performativo con un canto orfico di Dino Campana, Il Canto della Tenebra, e, naturalmente con il rigoglio di una nuova e florida foresta. Un collegamento trasversale nel tempo attraverso l’orfismo antico e contemporaneo. Cosa ci può essere di più verosimile e parallelo nel cercare di spiegare certi fenomeni? Se, come A. Artaud sosteneva che la crudeltà è generatore di nuova vita, il mito greco ce lo ha sempre detto, tramandato. Resta a noi prendere coscienza che vita-morte sono un tutt'uno e che ogni evento negativo porta con sé quello positivo. Creazione artistica a sei mani. Barbara Cappello: ideazione e performer. Luciano Olzer: video art. Massimo Biasioni: composizione sonora e sound design. 10 luglio 2019, Lerici- Catello San Giorgio – SP – | https://www.facebook.com/B.ArtBarbaracappello/?modal=admin_todo_tour luo413.wixsite.com/luciano-olzer/blank-mpvle www.biasioni.it/ Si ringrazia: Angelo Tonelli, Comune di Lerici, Associazione Arthena ©Barbara Cappello |
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![]() “la Sibilla con bocca folle proferendo cose senza sorriso né ornamento né unguento, con la voce penetra i millenni, attraverso il dio” Eraclito Fr 67 Come follia si può intendere non solamente lo stato di alienazione mentale, ma anche la danza cinquecentesca di origine iberica con movimento moderato in misura di 3/4. Dunque il corpo entra in azione attraverso una forma di tema variato, ove la parola ne definisce le forme e il linguaggio ne distribuisce i movimenti; il tutto attraverso una ricerca di effetti sonori scritti con minuziosa ricerca nella verità del logos stesso, ovvero l’utilizzo del significato proprio delle parole stesse, le quali disegnano una poesia finemente distillata, scevra dai lazzi sentimentali, ricca di riflessioni e introspezioni. Pertanto una danza con risonanza e riflesso di un corpo dentro uno specchio in cui l’unità immaginaria si espande nello spazio esteriore ed interiore del lettore. Un corpo poetico che si addentra nel luogo di un momento assente di materialismo, all'interno del nulla, come nella caverna socratica vuota, ove sono presenti gli indizi, le ombre, i quali riflettono spicchi di sagome del vivere, attraverso i sensi percettivi. Una introspezione fatta con i semplici strumenti del corpo, strumenti che Annachiara Marangoni utilizza con la maestra capacità di un eccelso cardiochirurgo, per fare in modo che la riuscita del suo intervento sia la riattivazione del sopito, flebile e irregolare battito del cuore della poesia. Una poesia da lei definita come atto osceno, perché necessita di essere messa a nudo, affinché il pubblico attuale distante e distratto possa nuovamente desiderare tale atto, come cibo per un vivere riflessivo e riflesso del sé. Dunque la conoscenza del sé risulta essere il segno primigenio del suo logos poetico, un dardo, insieme aculeo, balsamo, veleno e medicamento, una poesia verticale in cui scendere nel profondo e risalire nel cosmo, senza fronzoli legati ai sentimenti miseri a cui il corpo talvolta si assoggetta, ma pregno - come una gravidanza - di simboli e suggerimenti su cui soffermarsi con attenzione, senza immedesimarsi, bensì semplicemente confrontarsi, così da ricostituire e dar nuova vita al proprio corpo poetico. Dunque la bocca folle di una Sibila, quale dispensatrice di versi ermetici, con colore surreale, che intende penetrare in un tempo assente dal tempo con la voce divina della poesia. Millequattrocento versi scritti con una mente lucida che formano, contornano, definiscono, costruiscono un corpo fatto di parole poetiche, di sensibilità, di limpidezza ove la follia diviene vezzo da mostrare senza pudore, nel pieno della fierezza. Durante la presentazione del suo libro Il corpo Folle, a lei dedicata, farò immaginariamente incontrare Annachiara Marangoni con scrittori e poeti attuali e del passato. Metterò in conversazione alcuni dei suoi versi, ove tali scrittori e poeti risponderanno con i propri. Un vero dialogo in cui emergerà l’importanza della forza riferita alla poesia come dialettica raffinata tra gli esseri umani. Saranno dunque “presenti” a dialogare con Annachiara: Eraclito, André Gaillard, Hans Bellmer, Antonin Artaud, Roland Barthes, Pedrag Matvejevic e Miguel Angel Cuevas. Le poesie saranno lette dalla voce maestra di Alfonso Masi ed accompagnate con della musica. ©Barbara Cappello Mercoledì 26 giugno 2019 ore 17:00 Palazzo Albere: nel contesto della mostra Artisti a Statuto Speciale 2019 Autrice libro: Annachiara Marangoni. Edizione: Montedit - Collana I Gigli (poesia) Presentazione a cura di; Barbara Capello. Letture a cura di : Alfonso Masi |
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May 2023
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