L’aroma di cirmolo esala nel tocco della piccola scatola, quale potrebbe essere un bauletto contenete un tesoro. Un tesoro racchiuso in un libro candido; niveo come l’innocenza; argenteo come luce di vita che fu; bianco di titanio come il freddo che racchiude la morte inflitta, perpetrata nell'Olocausto del popolo ebraico, dei diversi, di tutti coloro che sono finiti nelle agghiaccianti tenaglie della macchina distruttrice creata dalla supremazia nazista e dai suoi seguaci. E il profumo sale, addolcisce le nari. Il rimando ad un bosco nell'aurora bagnata di rugiada si disegna nella percezione di questo sublime senso. E la mano apre questo prezioso cofanetto, in cui è custodito perlappunto un piccolo, silenzioso libretto bianco in cui la Memoria è scritta, impressa. Una scrittura che affiora solo nel giocare con la luce, mettendo a sforzo la vista per cercare le parole impresse dal laser, per stimolare la voglia di sapere, di conoscere, di fissare nella mente e nello spirito. E lo stupore affiora sulle labbra alla visione di pagine senza immagini, solo impresse da un rettangolo nero, posto appena sopra il centro della pagina. Denso. Scuro. |
Un pensiero di Luce illumina questo nero. L’arte, come sempre è quel linguaggio importante che reca Conoscenza e Memoria. Senza fronzoli. Senza troppe parole. Semplicemente attraverso il lessico con cui si esprime. L’arte è Memoria.
Questa è una opera: “Touch” realizzata nel 2017 da Pietro Cavagna e Giulio Malfer. Un libro Bianco in cui il testo è scritto con il laser e per leggere bisogna giocare coi tagli di luce per scorgerne le parole. “ La cultura è un percorso difficile” dice Malfer. Concorde aggiungo che necessita di tutto il tempo dedito e per mantenere in memoria si abbisogna di fatica e costanza. Un libro costituito da dodici pagine in cui compare un riquadro nero di inchiostro termo sensibile, che sotto il calore della mano, del tocco, si dipana e scopre l’immagine di dodici tra ragazze e ragazzi vittime dell’Olocausto di cui riporto qui i nomi: Anna Dryjak, Aron Fass, Edward Felgräber, Edward Grabarski, Emilia Muda, *styna Trzešniewska, Leokadia Adamczyk, Liban Josef Israel, Luis Krakauer, Maria Ozych, Nachman Salamon, Zdenka Majer. Questi nomi sono dovuti per dare una identità, per essere presenti alle nostre memorie, per essere coloro che portano la voce di tutti coloro che furono ugualmente vittime: testimoni che compaiono sotto un tocco reale.
“Touch” è stato presentato anche il 27 gennaio 2020, nel Campo del Gheto Novo a Venezia, presso la Galleria Visioni Altre, per la cura di Adolfina de Stefani. Durante la presentazione furono coinvolti i ragazzi delle scuole superiori, i quali hanno partecipato con grande attenzione a questo progetto. Dunque pensare di perpetrare questa memoria attraverso il tocco dell’opera “Touch” risulta essere un gesto da insegnare, come apprendere.
@Barbara Cappello