La formula geometrica che definisce uno spazio, ovvero il volume è la rappresentazione del corpo solido visibile dall'esterno, ma non percepibile nel suo interno: l'Io.
Fuori la luce, la forma, la chiarezza, dentro il buio, l'informe, l'oscurità.
La mescolanza tra due esseri avviene per l'intersecazione di un tragitto che si compie. Non si tratta di incrocio, bensì di punto d'incontro tra due cammini che avvengono perpendicolari l'uno all'altro.
E allora subentra la curiosità della conoscenza tra una retta e l'altra, tra l'uno e l'altro, tra il corpo e la sua essenza, con l'incontro attraverso lo scontro tra il giorno e la notte.
E la fiducia, apre l'orizzonte sull'ignoto, delineando l'identità attraverso l'alterità, per percepire successivamente il cambiamento proprio attraverso lo scambio del bianco col nero e del nero col bianco.
Piedi. Mani. Testa
Estremità che definiscono ciò che vedo.
tu, nella luce.
IO nel buio.
I fili di te mi abbagliano.
Le corde nere di me ti acciecano.
Tastiamoci. Tocchiamoci. Tessiamoci.
E' un ricamo luminescente che danza nelle tue carnI.
E' una impuntura buia scritta sulla mia pelle.
Giorno. Notte.
Ti strappo i fili.
Mi tagli i punti.
Chiaro. Scuro.
I filamenti luminescenti tuoi come lame brillanti mi invadono.
Le fibre oscure mie come tentacoli sinuosi ti pervadono.
Intreccio.
E' un tessuto che ridefinisce l'insieme fino al meandro intimo dell'IO.
Barbara Cappello