FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2022 – 2 Ph (autoscatto) su carta cotone -patchwork carta-cuciture macchina-smalto-filo oro-pastello olio - 50 x 50 cm Ecclesiaste 1 -2- Vanità della Vanità, tutto è Vanità. FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 10 Ph (autoscatto) su carta cotone- patchwork carta- cuciture a macchina-filo oro-smalto acrilico -pastello a olio. 50 x 50 cm Ecclesiaste 1 – 10 C’è forse qualcosa di cui si può dire: “Guarda, questa è una novità “? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto. FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 5 | 6 Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su cara cotone- patchwork carta-cuciture a macchina- pastello olio-smalto acrilico- filo oro. 50 x 50 cm Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Ecclesiaste 1 - 5 | 6 FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 7 Ph (autoscatto) su carta cotone- graffite - smalto acrilico- patchwork carta- cuciture a macchina- filo oro 50 x 50 cm Tutti i fiumi portano al mare eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro meta, i fiumi riprendono la loro marcia. Ecclesiaste 1 – 7 FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 17 Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su carta cotone- patchwork carta-cuciture a macchina- filo oro-smalto rosso. 50 x 50 cm Ho deciso allora di conoscere La sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento. Ecclesiaste 1-17 | FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 Nel 2021 frequentai lo studio d’arte veneziano, Oi Va Voi. L’artista Roman Tcherpak, mi scrisse con pennino e inchiostro il ventre, realizzando in questo modo un’opera di pittura su pelle, con caratteri ebraici che narrano tutto il primo capitolo dell’Ecclesiaste: La vanità delle Vanità. A completare l’opera di pittura su corpo fu la sua compagna, Giulia Povolato, che mi decorò schiena, gambe, braccia e nuca con dei segni fortemente ispirati - a mio avviso - alle linee dei tratti di Hilma af Klint. Mantenni l’opera scritta sul mio corpo per l’intera giornata, eseguendo degli autoscatti allo specchio per poter “leggere” e studiarne la completezza. E, ritornando successivamente presso la Galleria Visioni Altre, dove si esponeva una mia mostra personale dal titolo, FUORICORPO, ne nacque una performance estemporanea. Una serie di scatti fotografici per mano di Adolfina De Stefani fu lo stimolo e la storicizzazione di tale scrittura su pelle, mentre ne denudavo via via l’opera. Essere la pagina, attraverso la propria pelle, di una scrittura sacra e di linee trascendenti la spiritualità, mi ha indotta ad un lungo percorso di riflessione sull’origine culturale di una piccola parte del mondo, quale Venezia. Perché scegliere per me tale scrittura? Un caso, oppure un intento? Cosa potrà mai servire scrivere in un carattere considerato sacro sulla nudità di un corpo? Le risposte possono essere molteplici. Da un semplice atto artistico ad un più profondo rimando a ciò di cui ogni corpo potrebbe essere costituito: cultura. Come da sempre sostengo, la parola, dunque di conseguenza anche il segno e la scrittura, non esisterebbero se non vi fosse un corpo che li pensa, che li genera, che li ostenta, come anche esibisce. Al contempo, pensare alla sacralità dell’Ecclesiaste, forse profanata proprio perché impressa sulla nudità femminile ancora più mi induce a pensare ad un soverchiamente atto in cui si tenta di stravolgere il patriarcato, quale potere che dalla notte dei tempi tenta di mantenerne sapienza e cultura. Inoltre, le profonde riflessioni le ho indirizzate alle parole stesse che il primo capitolo dell’Ecclesiaste racchiude, ovvero la vanità delle vanità. Tutto è vanità. Venezia è vanità. L’esibizione del corpo è vanità. La cultura è vanità. L’arte è vanità. Allo stesso modo l’etereo concetto di vanità, quale inconsistenza, potrebbe essere comparato a quel vuoto orientale dentro cui il vuoto è pensiero, materia. E, le parole che compongono questo capitolo sono concetti che rimarcano l’eterno ritorno, il ciclo tra giorno e notte, tra vita e morte, tra corporeo e incorporeo. Il ciclo sacro della rinascita attraverso la morte. Vanità, oppure vanità? Seguendo questi e altri pensieri ho realizzato le opere del ciclo Filtro_Venezia Addentro (altre sono in lavorazione). Ho pensato di dare visibilità a questa opera composta da incroci e confronti tra più persone, come sopra citato, poiché il fulcro della trasmissione culturale nasce proprio dal confronto tra più esseri. Il titolo nel quale si cita CULTURA EUROPEA: EQUILIBRIO (IN)STABILE - Noi siamo passato, presente e futuro mi ha ulteriormente indotta a presentare questo lavoro, in quanto l’equilibrio è la forma meno stabile e più stabile al contempo e rispecchia il concetto di vanità delle vanità: un tragitto in cui i passi vanno ponderati, studiati e riflessi. E passato, presente e futuro ne sono il bilanciere del funambolo. Venezia, scrittura ebraica, Ecclesiaste, Bibbia, tratti rimandanti Hilma af Klint sono sì una piccola e grande partecipazione alla cultura europea, ma anche più ampia. E passare attraverso un filtro significa prendere atto di ciò che siamo, come di quel che saremo e di cosa eravamo. Qui accanto cinque opere del ciclo Filtro_Venezia Addentro. Nelle didascalie delle opere tutta la descrizione e poetica. Il taglio che ne ho dato riporta al movimento dell’acqua della laguna, il movimento del vento, la circolarità del movimento, la tridimensionalità attraverso il multistrato di carte e cuciture, come la sacralità con il filo oro quale comunicazione della cultura che ogni essere porta con sé per dare agli altri. Queste cinque opere sono esposte presso la Galleria Visioni Altre - Campo del Ghetto Novo a Venezia, dal 1° al 31 maggio 2023 ©Barbara Cappello |
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June 2022
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