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A cura di: Barbara Cappello

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Dodici (13) Bocche per un Cenacolo

11/11/2020

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“Non so se tra le rocce il tuo pallido

Viso m’appare, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda”




​da la “Chimera”
di Dino Campana
Lo sguardo cade nel nulla, ovvero su quel nulla che appare nella architettura performativa antistante alla porta spalancata dell’Oratorio, quale quinta di un Cenacolo che apparentemente tenta la profanazione della Ultima Cena con la raffinatezza della castità eburnea, mascherata dalla china che ne oscura la bocca.
Proprio la bocca, orifizio, luogo dove esce la parola, dove entra l’ossigeno che ne alimenta il battito cardiaco attraverso la respirazione, ove il cibo pone il suo primo ingresso, come nutrimento per il corpo. Proprio la bocca, quale porta di ingresso e di uscita del corpo quale tempio sacro, come l’Oratorio retrostante.  Proprio la bocca, ara delle della parola, interprete delle emozioni, esegeta dello spirito. Proprio essa, annerita da una maschera nera, mentre il corpo risplende come l’avorio, imponendosi allo sguardo, ostentandosi nella purezza, nella bellezza, nella sublime estetica dell’eleganza, nella gioconda rappresentazione della Luce.
Dunque un corpo che parla, mentre la bocca tace nel convivio assente di vivande, ma presente di pensiero, di provocazione, di rivoluzione. Il Cenacolo rovesciato, messo “a testa in giù”, come “Le Pendu” – XII Arcano Maggiore – in cui al tavolo sono Donne, dodici, e un solo uomo in una sospensione immobile nel cui fulcro avviene una gestazione meditativa di attesa, di indugio, di amore; e il peccato si origina come fedeltà verso sé stessi; e la gentilezza scorre copiosa; e la notte diviene luce assente dal timore di essere frastagliata dal efferato giudizio di genere.
Ma il pensiero scorre da una voce lontana, che narra le sfaccettature di diversi colori appartenenti al mondo meno visibile dell’essere femmineo. Come il canto di un placido torrente scandisce parole di atti considerati talvolta indicibili, perché spesso additati come non conformi al comportamento di tale genere. Ecco la china che oscura l’eburnea purezza, ma al contempo la rende bellezza pura cancellando quel segno imposto in cui l’umiliazione prende la forma distorta per avvalere la critica spietata. Cosa significa peccare per una donna? Cosa vuol dire aver l’amore per la verità?
Le stesse domande si possono porre anche all’uomo. Ma le risposte saranno culturalmente differenti.
Giustappunto ho scelto le parole di Dino Campana. La Chimera appare nel magico momento tra veglia e sonno. Saperla cogliere è un atto di grande capacità. E, nel Cenacolo, Adolfina de Stefani crea il morso d’avorio che addenta la china come pasto per questa sua architettura educativa, in cui l’arte ne è l’ingrediente basilare. Donne si diventa. Uomini si diventa. Esseri umani senza confini di genere si può divenire.
 
Barbara Cappello
Trento, lì 25 ottobre 2020
 
Performance “IL CENACOLO”.
“«Il Cenacolo» opera rivisitata a partire dalla raffigurazione che ne ha dato Leonardo Da Vinci , caricandole di nuovi significati e rendendo palpabile il tema della morte, e della vita, indagando sul tema della confusione della mente attraverso l'impenetrabilità dell'immagine sacra, sul rapporto tra arte e performance. L'obiettivo è quello di sottolineare come l'opera di Leonardo continui a contaminare l'arte contemporanea, trattandosi di una figura geniale e poliedrica, il suo pensiero e il suo lavoro si prestano ancora oggi a fornire spunti per sviluppare linguaggi nuovi e per affrontare tematiche antiche in modo innovativo. La visione dunque, di un luogo dinamico e vivo, aperto alle contaminazioni e alle socializzazioni, alle osmosi di pensiero, non più vittima di una clausura auto imposta nella quale l’arte (con la complicità delle gallerie) sembra essere segregata da tempo. Una provocazione? Uno scandalo? Una visione piatta e utopica del reale? O un illuminante spunto d’innovazione?”. Adolfina de Stefani.
10 ottobre 2020 - Oratorio di Santa Maria Assunta a Spinea  -VE
A cura di Adolfina de Stefani, con la partecipazione di dodici donne e un uomo.
Antonella Argentile | Federica Basso | Lucia Chiavegato | Chanel Diaz | Valentina Elena |Barbara Furlan | Giacinto Fantin | Miryam Gozzi | Fabiana Laurenzi | Agustina Perez Pellegrini | Patrizia Trevisan | Viviana Zorzi| Anonimo
Photo: Giulio Malfer
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