Questo stato richiama dunque, una necessità primitiva, ma al medesimo tempo evoluta, attraverso l’uso del cerchio con i raggi, affinché il corpo umano benefici della bellezza del movimento nello spazio naturale senza l’utilizzo di un motore meccanico, bensì azionando il moto attraverso le energie proprie.
Un desiderio, questo, che si concreta implicando due ruote, un telaio, dei pedali, un manubrio e tanta voglia di viaggiare, muoversi dentro una dimensione temporale con velocità variabile a seconda dell’intensità energica, e, variegate immagini che dentro questa estensione prendono forma.
Se, per paradosso, il cerchio ha un effetto visivo statico, i raggi ne conferiscono il movimento dentro il quale l’arte prende il posto centrale, il nucleo da cui parte quella energia motoria che si espande attraverso la creatività, tenendo come tema principe proprio questo oggetto dinamico di trasporto, che tanto ha fatto sognare generazioni, fin dalla tenera età, che tanto ha emozionato generazioni attraverso grandi campioni che la hanno cavalcata, che tanto è servita alle generazioni passate per spostarsi da un luogo all'altro, che tanto, proprio oggi, è divenuta un raffinato gioiello, il quale diverrà “ars vivendi” per un ritorno al futuro.
E, se nell'antichità, secondo Anacreonte, “la vita degli uomini rotola via senza sosta come i dischi delle ruote dei carri”, qui vogliamo far ruotare l’arte, senza limite di velocità, tra i raggi di quel velocipede dove la vita riprende il suo spazio.
©Barbara Cappello