Il lavoro di Barbara Cappello si muove all'interno di geometrie dense di significato e di forza allo stato puro. Le sue immagini affermano una ricerca di identità di persona e di donna che vuole conoscere e collegarsi alle proprie radici incluse desinenze ed eventuali prefissi e suffissi. Assistiamo ad una ri-scoperta dell’universo femminile dove bellezza, sensualità ed energia si integrano e dialogano fra loro. Possiamo pertanto parlare di poetica dell'immagine, che dice senza dire, che racconta il corpo e le sue parti con attenzione e fascino.
I suoi interventi pittorici servono a catalizzare l'attenzione a offrire momenti in cui sognare le nostre origini, cercando le forme che ci appartengono, da cui tutti proveniamo. Potremmo dire che quello di Barbara Cappello è un mondo acquatico -amniotico, in cui si ritrova un senso antropologico del movimento e delle forme attraverso le quali tutti abbiamo la possibilità di riconoscerci ritrovando le nostre origini.
Renato Sclaunich
I suoi interventi pittorici servono a catalizzare l'attenzione a offrire momenti in cui sognare le nostre origini, cercando le forme che ci appartengono, da cui tutti proveniamo. Potremmo dire che quello di Barbara Cappello è un mondo acquatico -amniotico, in cui si ritrova un senso antropologico del movimento e delle forme attraverso le quali tutti abbiamo la possibilità di riconoscerci ritrovando le nostre origini.
Renato Sclaunich
Testo Critico a cura di
Elena Gollini
Sull'onda delle ideologie divulgate dal Futurismo si può orientare la ricerca di sperimentazione condotta da Barbara Cappello. Il movimento futurista agli antipodi con la tradizione più classica, promuove una netta rottura con il passato e una proiezione nel futuro, come inno alla modernità e alla fede nel processo scientifico, all'esaltazione della dinamicità della vita moderna e della forza e potenza dell'uomo nel suo ruolo di centralità.
La concezione ideale portante, estendibile anche all'idea ispiratrice della sua arte, consiste nell'affermazione di ciò che è dinamico su ciò che è statico, in quanto soltanto ciò che è dinamico si modifica continuamente, si trasforma e quindi avanza nel futuro. Umberto Boccioni, tra i più autorevoli esponenti futuristi, sosteneva di dover rendere con l'arte la mobilità della vita, riallacciandosi all'impressionismo francese. Nello scenario narrativo proposto dalla Cappello la tecnica divisionista acquista la valenza di simbolo di progresso e di movimento e fluire dinamico e viene usata per comporre e scomporre masse e volumi, agglomerati di colori e materia fotografica e grafica, che si compenetrano, si incontrano e si scontrano tra loro in un turbinio vorticoso, generano un potente senso di moto e di forza propulsiva trainante. Interagiscono ad intreccio di fusione immagini della realtà, forme umane, elementi della natura e della fauna, trasfigurati, scomposti e destrutturati, che vengono racchiusi in una misteriosa dimensione di cornice ancora inesplorata e sconosciuta di universalità e spazialità cosmica.
Questa speciale procedura dai contorni tecnologici implica un accorato impegno a monte: artistico, etico e anche civile. L'impegno, che la Cappello dimostra attraverso uno slancio instancabile, risiede nel "dovere d'artista": plasmare alchemicamente frammenti, residui di una memoria genetica e collettiva che appartiene a tutti, ma che pochi riescono a comprendere appieno nel suo meccanismo di "farsi e disfarsi", a vedere e scrutare da dentro con sguardo attento e concentrato.
Ciò che affiora in superficie è la sostanza stessa, di cui si compone e si nutre la materia: la sostanza è implicita nella materia ed esiste in quanto materia stessa. Analogamente i significati risiedono nei significati: compito assunto dall'artista è quello di svelarli attribuendo loro un carattere identificativo, che nasce da un processo di sintesi e sottrazione del superfluo e si basa principalmente sul puro atto del fare. Alla Cappello importa innescare un flusso costante e continuo di interazione e reazione tra opera e realtà e viceversa. È sempre pronta e solerte a cogliere gli impulsi più interni degli elementi ai quali affida la sua ricerca, per individuarne l'essenza e l'esistenza più sensibile e ritrasmetterli nuovamente allo spettatore. Si evidenzia la prorompente carica emotiva, che si innerva nell'atto creativo e conserva intatto il proprio valore funzionale e conforme alla valenza qualitativa emozionale delle esperienze vissute.