Regime alimentare sì, regime alimentare no. La terra dell’ego!

Figlia di Clara, Claretta per battesimo, ma dato che era nata nel 1947 il prete di Montevaccino fece un putiferio prima di battezzarla. Dunque capiamo che cosa fu il futuro di una donna, quale mia mamma, che per alcuni anni della sua vita fu segretaria particolare di Almirante e successivamente anarchica chomskiana, passata attraverso la parola di Pasolini e l’innocenza poetica pascoliana.
Un quadro piuttosto naif, direbbe qualcuno. Di fatto si fece segno distintivo nel suo essere madre attraverso l’alimentazione. Da genitrice mochena, ovvero mia nonna Lina, persegui una cucina dal ritmo assolutamente naturale: la raccolta delle erbette stagionali, il rispetto attraverso il rito per la carne, la consapevolezza, questo da nonna sua paterna, detta la “guaridora di Montevaccino”, in quanto maestra nella conoscenza botanica, della importanza del cibo per la migliore salute del corpo, dell’anima, nonché dello spirito. Dunque, Claretta, ormai più di quarant’anni fa, fu pioniera nella proposta alimentare: dal vegetarianesimo, al veganesimo, alla cucina Kostakutiana. Mai, sottolineo mai, fu dimentica della importanza dei cicli naturali, come degli elementi primari del cibo, i quali devono essere rigorosamente figli della terra, senza aggiunte chimiche quali ormoni pesticidi o via discorrendo. Tale proposta alimentare non si limitò alla famiglia, bensì prese la strada della ristorazione. Per chi l’avesse conosciuta, di sicuro rammenterà il ristorante Piccola Sorni, sito ai Sorni di Lavis, in cui lei con la sua cucina preparava piatti esclusivamente realizzati con materie prime sceltissime. Pietanze in cui le erbette erano raccolte con le sue mani e lavate accuratamente, perché lavare le verdure, come tutto il cibo è un battesimo, diceva! Dunque a seconda delle stagioni, preparava cibi che la terra poteva mettere nel piatto. Certo mai si discostò dal vegetarianesimo, con brevi periodi di veganesimo, dai lei chiamati purificatori. E, successivamente a questa finestra diciamo ristorativa, lavorò come cuoca, tenendo anche dei corsi di cucina e panificazione – ricordati, Barbara che il pane è il cibo della resistenza!! – diceva…presso il centro di Didattica Ambientale di Segonzano e al centro Sociale Bruno di Trento la cucina per autofinanziare l’associazione di quel tempo, cucinando gratuitamente per poter raccogliere dei fondi pro Centro Sociale.
Dunque, modestamente, credo di avere come bagaglio un certo tipo di cultura alimentare. Ove la ricerca e il rispetto per l’ambiente sono sempre stati la luce trainante. Ove la sperimentazione del benessere alimentare sono sempre stati messi in pratica.
Claretta, passata nell’ Oltre il 29 agosto 2013, se oggi fosse presente soffrirebbe una sorta di crocefissione. Mi permetto tanto, perché nella sua Etica alimentare, se pur osservante un certo tipo di dieta assente di carne animale ( parentesi: noi siamo, io nipote, lei figlia, di contadini che si auto-sostenevano con terra e carne animale allevata solo esclusivamente per fabbisogno ), era sempre lucido quel pensiero in cui mai bisogno rifiutare un piatto cucinato, soprattutto se offerto da persone che cibo ne hanno poco… e, mai lasciare nulla di avanzo nel piatto, perché di gente alla fame, purtroppo, ne è pieno il mondo. Inoltre, aggiungo, noi in questa opulenza occidentale possiamo permetterci di scegliere la dieta, mentre chi non ha cibo mangia ciò che trova…
Crocifissione? Certo! Perché il cibo è sacro. E deve essere scelto e trattato nella più alta consapevolezza di sacralità. Coltivato secondo natura. Raccolto secondo natura. Mangiato secondo natura.
Ora non è così. Si mangia verdura di plastica, cari vegani. Cadaveri verdi confezionati dentro buste asettiche. Vegetali assenti di sali minerali provenienti dalla terra, perché coltivati in idroponica. Dunque basta aprire una busta e mangiare, nemmeno un battesimo purificatore… forse sono più morte le verdure piuttosto che la carne stessa. E, si instillano i sensi di colpa a chi mangia un uovo donato da qualcuno che ancora ha qualche gallina che razzola, perché fa aumentare il colesterolo…senza prendere atto che a causa delle coltivazioni intensive di verdure e inquinamento sempre più copioso, compreso quello per realizzare quei nefasti burger vegetali di cartone compresso, sono in pericolo di estinzione uno degli insetti più preziosi dell’equilibrio biologico floreale: api, ma anche farfalle, come ad esempio la farfalla monaca.
Ovviamente l’inquinamento e prodotto anche dagli allevamenti intensi, mai dimenticarlo!
Dunque non mi si parli di regimi alimentari. I regimi sono altamente pericolosi, in ogni forma espressiva. Bensì auspico nella ragionevolezza, ovvero in quel buon senso che proviene dalla nostra vera cultura alimentare. Rispettosa di cicli e assente di sprechi. Perché un afghano, oggi, darebbe chissà cosa per avere un uovo senza sentirsi in colpa, perché sta mangiando un prodotto proveniente da un animale…
Se, in occidente, o comunque nel mondo in cui il cibo abbonda, si seguissero semplici dettami, costituiti dai cicli naturali, forse avremo un inquinamento inferiore. Ci siamo mai domandati quanto costa in termini di inquinamento la produzione del cibo industriale sia carnivoro, che vegetariano, che vegano? Ci siamo mai domandati quanto costa produrre il packaging per tali cibi. Ci siamo mai chiesti quanto inquina l’avanzo di cibo che si butta nel pattume? ( non mi si dica bio, perché la componente chimica e plastica è ormai presente anche in esso). Ci siamo mai detti che forse se mangiassimo meno potrebbe essere un buon inizio per un futuro più pulito? Ci ricordiamo di come era la dieta mediterranea, in cui carne e pesce erano solo sulla cuspide della piramide, mentre sotto i cerali e sotto ancora per una base forte e ampia vi erano legumi, verdure e frutta, e gli zuccheri pressoché assenti?
Mah! Ormai qui è solo terra di ego, ove l’io alimentare vuole dettar legge in un modo o null’altro.
Felice di avere questa cultura fuori tempo, auguro, con le parole di Demetra, l’avvio al ritorno del buonsenso, ringraziando Claretta ricordandola nell’anniversario della sua morte, quale vita futura.
“E rese sterile quell’anno, sulla terra feconda, per gli umani, e tremendo; e il suolo non lasciava uscire i semi perché Demetra dalla bella corona li teneva nascosti. Invano i buoi trascinavano per i campi molti aratri ricurvi, e molto orzo candido cadde nella terra, senza frutto”. E 1 – 305
Testo tratto da Eleusis e Orfismo a cura di Angelo Tonelli.
In foto tavola 52 della mia opera “Dillo col Corpo Orfico”
Barbara Cappello

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