Pola 6×6 una corrente istantanea.
Il progetto nasce da David Tejeda e Fabrizio Contino Gravantes. Un disegno che ha la cromia fotografica di una nostalgica epoca legata a quel tipo di immagine istantanea che ha stregato alcune generazioni e che ora potrebbe essere soppiantata dalla fotografia mordi e fuggi di un qualsiasi scatto prodotto da uno tra i tanti dispositivi digitali. Senza denigrare il cambiamento dei tempi e i suoi relativi dispositivi con la puntatura di un indice teso verso la modernità, questo prospetto vuole manifestarsi nella sua piena integrità naturale per mettere lo spettatore di fronte ad una corrente che non si spinge contro, bensì verso uno stile che va mantenuto e salvaguardato, affinché il contatto con l’oggetto in questione, ovvero la foto istantanea polaroid, possa essere guardata, toccata, annusata, udita e, per i più arditi, assaggiata. Ciò significa che il pubblico ha la possibilità di mettere a punto tutti i propri sensi con la foto pola, così da vivere realmente lo scatto che sta osservando. Questo significa che esiste una relazione tangibile e non virtuale tra osservante e oggetto che si osserva, ovvero una piccola, ma grande opera come la pellicola istantanea. Immaginiamo per un momento di sentire quel rumore inconfondibile che la macchina fotografica produce mentre scatta la foto e poi quando la sputa al di fuori del suo corpo. Pensiamo all’odore tipico che la pellicola in fase di sviluppo istantaneo produce mentre magari la muoviamo con la mano. Immedesimiamoci dentro lo stupore di quando l’immagine piano piano appare, si palesa, si manifesta. Proviamo a riprodurre sui polpastrelli delle dita il materiale della pellicola, quasi viscido e ruvido al contempo. E, infine, se ancora crediamo di stare dentro un sogno, avviciniamo la pola alle labbra per sentire, come una donna fa con lo smalto delle unghie per capire il grado di asciugatura, se è completamente asciutta o ancora un poco bagnata. Tutto Questo è il mondo magico della polaroid. Una magia che ancora oggi affascina, semplicemente perché la realizzazione dello scatto lo prossimo vedere per davvero. Ma la magia continua, perché quella piccola immagine fotografica è la cornice di un pertugio ove l’occhio curioso può insinuarsi per osservare, apprezzare il micro o macro mondo che il fotografo ha immortalato durante un istante assolutamente unico e irripetibile, il quale si svela in un universo di particolari, emozioni e situazioni tutte da scoprire.
Come la corrente di un corso d’acqua, il progetto Pola 6×6 fluirà per continuare nel suo naturale stile, con l’occhio sempre puntato nel mirino Polaroid.
Artisti partecipanti
Massimiliano Lettieri
Nostalgico. Un occhio languido sugli oggetti che riportano ad un passato. Un passato raccontato, oppure visto di persona. Le immagini talvolta nitide, altre volte sfocate, ma comunque sempre con una visione che vira verso la dissolvenza, evocano emozioni, azioni e vissuti di carezzevole melanconia.
Lucia Semprebon
Intimista. IL focus è uno sguardo ingenuo nell’intimità. Con verecondia romantica racconta, espone la curiosità femminile verso l’intimità propria, con il messaggio fresco e profumato, come quello di un mazzolino di fiori appena colto.
Fabrizio Contino Gravants.
Esploratore dell’indicibile. Semplicemente tra le dissolvenze torbide della curiosità, di cui si fatica a dare risposta, fa emergere ciò che non si può dire, quello che non si può mostrare, ma si può indagare attraverso il filtro della discrezione.
Malaura.
Surrealista. Esternatrice dell’inconscio. Con forme poco definite, non totalmente decifrabili, sennonché immaginabili, come dentro un sogno visualizza il surreale dell’inconscio. Senza evidenziare l’intimità fa risaltare la magia delle forme informi con il gioco della fantasia.
David Tejeda.
La ricerca del particolare. Evidenzia il dettaglio non casuale. Una sorta di street symbol, ovvero un segno simbolico catturato per la strada, in open-air, il quale viene direttamente letto dall’emozione di chi osserva. Apre il sipario sulle relazioni-azioni che gli oggetti immortalati potrebbero raccontare retrocedendo dal punto messo a fuoco.
Marco Ragana
Il nudo vestito. Il corpo senza abito vestito unicamente dalla pelle, da un tessuto prezioso come l’epidermide, finemente ricamato, abbellito col pizzo del tatuaggio, mette in evidenza come l’essere sartore sia al contempo rappresentatore, collegatore e tagliatore di vestimenti.
Barbara Cappello
