Pesci: antenati. Pesci: in noi. Pesci: artistici.

Tra i tomi di fisiologia e anatomia umana, qualche anno fa, in biblioteca, trovai un libro di dimensioni tascabili che attirò la mia attenzione. IL PESCE CHE È IN NOI. 
Subito la curiosità mi spinse a sfogliarlo, in quanto trovai davvero curiosa la sua collocazione negli scaffali dedicati a quel tipo di tomi, tanto che lo presi a prestito per portarmelo a casa. Neil Shubin, autore del libro, paleontologo marino, biologo evoluzionario insegna, ad oggi, anatomia all’Università di Chicago, e, in questo suo libro parla della sua scoperta di un fossile che ha cambiato la storia dell’evoluzione.
Dunque egli, dopo aver rinvenuto, con le proprie mani, dietro approfonditi studi e ricerche, nei ghiacci del Circolo Polare Artico un fossile di un pesce appartenente a circa 375 milioni di anni fa, ci racconta con dati scientifici dell’evoluzione della vita marina che, attraverso quel pesce e periodo si avvia per diventare vita terrestre. Tiktaalik, così fu battezzato il fossile, si presenta con “le mani”, ovvero le sue pinne laterali si mostrano con delle articolazioni simili alle dita di una mano. Sì, perché in quel periodo, il Circolo Artico era una grande palude, a causa dello scioglimento totale dei ghiacci, in via di disseccamento, quindi, la vita, che prima era totalmente marina, andava evolvendosi per uscire da quelle paludi ormai quasi prosciugate, per divenire vita terrestre. Ecco, pertanto, la dimostrazione scientifica di quell’anello evolutivo che fino a pochi anni fa era mancante, oppure semplicemente dato per tesi, ma non per dimostrazione scientifica.
Rimasi talmente affascinata da questo suo libro che cominciai a visualizzare i pesci dentro di noi. Queste forme marine che compaiono nelle linee del copro umano, dentro e fuori le concavità e convessità, tanto che nei miei lavori artistici spesso lo metto in evidenza, ci gioco, ne faccio quasi una fisiologica ossessione.
​Barbara Cappello

Altri Pensieri