Luce

Colei che più di tutti rassomiglia
alla forma ideale ch’io nascondo
nell’intimo del sangue, nel profondo
petto, è la musicale meraviglia
d’un viso che mi parla
del mio stesso ammirarla

148 – Suoni del Gral – A. Onofri

Una relazione di assoluta attualità pone gli occhi di chi guarda di fronte ad una opera contemporanea in cui la rappresentazione nel contesto dantesco diviene una parabola di pensiero e riflessione tra il cammino del Sommo nella Divina stesura e il tempo ad Egli lontano in cui l’umanità oggi sosta. L’alchimia costruttiva della Divina Commedia è uno Spazio in cui il lettore esplora, perde, trova, illumina, rabbuia, decresce come accresce il suo essere. Il Sommo, maestro nel condurre per mano, per canto, per orazione il “turista letterario”, quale esploratore della parola dentro il riflesso proprio e del magistrale Alter Ego Virgilio, mette i riflettori e le ombre sulle normali fasi e espressioni dell’umanità in ogni sfaccettatura comportamentale.
L’arte ha da sempre accompagnato la Magnus Opus dantesca per disegnarne le parole, per tracciarne i contorni, per rendere tridimensionale il verbo.
Dunque anche oggi, nel contemporaneo duemila ventunesimo anno, nel settecentesco anniversario dalla morte di Dante, l’arte nuovamente si presta al cospetto della Divina Commedia.
La Luce è un fattore ricorrente durante tutta l’Opera. Una Luce che segna e accompagna. Una luce che indica la Via. Una Luce tenebrosa. Una Luce ombrosa. Una Luce che arde. Una Luce che vede.
E, Luce è l’opera Di Elena Clelia Budai. Luce, come Lucia. Dante è molto devoto alla Santa. In gioventù la prolungata lettura e sgobbo sopra i testi di studio recano al Poeta una lunga e pericolosa alterazione agli occhi. Dunque Egli per intercessione della Santa ne ottiene guarigione. Pertanto porta gratitudine, speranza e ammirazione nei suoi confronti. Nella Cantiche, Lucia diviene il simbolo di Grazia Illuminante, quale strumento per la salvezza eterna di ogni uomo.
Luce, creazione di Elena Clelia Budai si presenta nel pieno delle linee femminee, evidenziate dalla fasciatura rosa antico, che ne stringe e esalta le fattezze, sino a bendare il volto, occhi compresi. Il capo con lo sguardo coperto volge verso l’alto, verso l’illuminazione. Uno sguardo diretto direttamente all’ Empireo, le permette di assorbire la celestialità della Luce suprema. Cosicché possa Ella a sua volta divenire una dispensatrice di tale Luce Divina. Come il giovane Tirisia gli occhi suoi rimangono nel buio dell’ineluttabile, ma sono la veggenza chiara per coloro che essi accompagnano con un tocco silente di sguardo.
Luce, apparentemente forzata dentro le fasce di bitume di cemento granulare è il perfetto rimando al nostro contemporaneo. Un tempo in cui la mercificazione della carne corporale vorrebbe visibili le strutture fisiche in vendita, ivi protette da una corazza studiata per preservare l’essenza umana. Una corazza che fascia anche la bocca, oltre agli occhi, in segno di protocollo preventivo dalle infezioni verbali, quali virus che aggrediscono e sgretolano la struttura della parola stessa. Dunque una protezione verso il Verbo del Sommo, da custodire con cura. Da preservare. Come preservato fu il Monumento eretto a Dante nella Piazza a lui dedicata nella città di Trento durante la seconda Guerra Mondiale, ove tutta l’opera venne rivestita da sacchi di sabbia in modo che i bombardamenti non la danneggiassero o scalfissero; Luce, a volta sua si preserva per rivendicare l’integrità della sua missione.
Luce, una figura armoniosa come i Canti, fragile come un giunco al vento, forte come una colonna di Ercole, bella come Niseide. Luce, protettrice della chiaroveggenza nella sua massima espressione. Luce, conduttrice nella buia via di ogni essere. Luce è “colei che più rassomiglia alla forma ideale ch’io nascondo”, come Onofri canta nella sua lirica, perché l’identità è dentro noi protetta e sacra, e, come tale la dobbiamo preservare. Luce, è la forma in nuovi corpi trasformata.  Ecco, questa è Luce! Simulacro apparentemente incognito, ma verosimilmente perfetto quale Lucia dantesca contemporanea in assoluta significativa assonanza con Santa Lucia nelle Cantiche.  
©Barbara Cappello
Nelle immagini opera di  Elena Clelia Budai: LUCE, esposta presso  Villa de Claricini Dornpacher a Udine.

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