Illusioni

Cruda immagine induci il respiro nell’affanno di uno sguardo ipermetrope.
La cornea è una ellisse che orbita nel magnetismo del tuo mondo.
Mentre la pupilla trafigge il sogno del mio Universo sino al cono stretto della verità svestita.

Essere davanti al fatto reale pone la presenza lucida di stravolgerne le immagini. Le sensazioni si concretano, come sabbia bollente del deserto, in un turbine di tempesta inattesa. Come riuscire a respirare se non proteggendosi con drappo di seta profumata di ricordi? La perdita di sé nella verità che si profila davanti alla correzione visiva delle lenti positive, spesse come il fondo di una bottiglia di champagne, induce a vedere, finalmente, dentro il proprio abisso. Nel buio. Nell’immensa densità delle molteplicità dell’Ego.
Eccoti. Eccomi. Tento il rialzo del mio corpo. È il tuo. Tuo di colei che ha sostituito il mio.  Mio di colei che avrei voluto, forse dovuto essere. Divina. Abbacinante immagine di me che sono te e di te che sono me. Ti trattengo nell’argento del mio volere fragile. Sei colei che ha trafitto le mie carni con il prezioso coltello che egli sfodera nell’amore; per tagliare, per mangiare, per amare. Sono io. Sei un fiore delicato, che strappato alla terra essicchi nella sofferenza della tua bellezza dorata. Sei il sogno della fragranza appena sbocciata del giacinto. Sono io. Sei l’illusione del mio mondo nell’amore. Fragile. Crudele. Schiava. Libera. Sono io. Sei tu.
 
Un trittico in cui ogni pezzo riporta sulla carta l’impressione fotografica di questa, quella donna che innanzi alla visione del tradimento subìto costruisce l’illusione del fatto. Si identifica e contrasta al tempo stesso, perché il suo mondo costruito in questo amore è stato violato. Al contempo si illude di essere lei. Il dolore e il piacere si fondono, non solo nella carne, ma anche nel cuore, nello spirito, perché è il nutrimento di cui ella necessita: illudersi di essere e non essere come gioco perenne del suo destino. Tanto che i fiori essiccati ne riportano la fragilità. Mentre le cuciture ne tracciano la violenza del tradimento e le immagini inducono al gesto del tentativo di rialzarsi se pur trattenuto dalla realtà nel proprio essere.
 
Opera liberante tratta e ispirata dal Cpt 9 di “Abisso – un fine settimana – di Dorothea Tannig (traduzione a cura di Alessandro Zanini). La ricerca e l’espressione di questo lavoro sono scaturite da un flusso di vicissitudini che hanno avuto genesi da un percorso espositivo: “Ricordando il movimento Fluxus”, curato e ideato da Adolfina De Stefani, la quale ha continuato, successivamente a quell’evento, a condurre e offrire questo filo di seta rosso, affinché si siano realizzate sia questa mia opera che quella di altri dodici artisti che vi partecipano.  “Come vivremo in un prossimo futuro”? – Venezia 5 settembre 2020 –
Come rispondere a questa domanda se non attraverso l’arte? Vero, questa è un’altra domanda, ma il futuro ha solo questioni da porsi con risposte talvolta esclusivamente surreali.
Barbara Cappello
Titolo Opera: ILLUSIONI
Anno: 2020
Misure: 40 x 40 cadauna – trittico di 3 pz –
Tecnica: foto digitale (scatti personali) su carta di cotone Arches 90 gr, cucita a macchina su carta Arches 300gr, interventi con filo argento. Il tutto intelaiato su tela.

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