FILTRO_VENEZIA ADDENTRO
Nel 2021 frequentai lo studio d’arte veneziano, Oi Va Voi. L’artista Roman Tcherpak, mi scrisse con pennino e inchiostro il ventre, realizzando in questo modo un’opera di pittura su pelle, con caratteri ebraici che narrano tutto il primo capitolo dell’Ecclesiaste: La vanità delle Vanità. A completare l’opera di pittura su corpo fu la sua compagna, Giulia Povolato, che mi decorò schiena, gambe, braccia e nuca con mdei segni fortemente ispirati – a mio avviso – alle linee dei tratti di Hilma af Klint. Mantenni l’opera scritta sul mio corpo per l’intera giornata, eseguendo degli autoscatti allo specchio per poter “leggere” e studiarne la completezza. E, ritornando successivamente presso la Galleria Visioni Altre, dove si esponeva una mia mostra personale dal titolo, FUORICORPO, ne nacque una performance estemporanea. Una serie di scatti fotografici per mano di Adolfina De Stefani fu lo stimolo e la storicizzazione di tale scrittura su pelle, mentre ne denudavo via via l’opera.
Come da sempre sostengo, la parola, dunque di conseguenza anche il segno e la scrittura, non esisterebbero se non vi fosse un corpo che li pensa, che li genera, che li ostenta, come anche esibisce. Al contempo, pensare alla sacralità dell’Ecclesiaste, forse profanata proprio perché
impressa sulla nudità femminile ancora più mi induce a pensare ad un soverchiamente atto in cui si tenta di stravolgere il patriarcato, quale potere che dalla notte dei tempi tenta di mantenerne sapienza e cultura. Inoltre, le profonde riflessioni le ho indirizzate alle parole stesse che il primo capitolo dell’Ecclesiaste racchiude, ovvero la vanità delle vanità. Tutto è vanità. Venezia è vanità.
L’esibizione del corpo è vanità. La cultura è vanità. L’arte è vanità. Allo stesso modo l’etereo concetto di vanità, quale inconsistenza, potrebbe essere comparato a quel vuoto orientale dentro cui il vuoto è pensiero, materia. E, le parole che compongono questo capitolo sono concetti che rimarcano l’eterno ritorno, il ciclo tra giorno e notte, tra vita e morte, tra corporeo e incorporeo. Il ciclo sacro della rinascita attraverso la morte. Vanità, oppure vanità?
Seguendo questi e altri pensieri ho realizzato le opere del ciclo Filtro_Venezia Addentro.
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Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Ecclesiaste 1 - 5 | 6
Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su carta cotone patchwork carta cuciture a macchina pastello olio smalto acrilico filo oro.
50 x 50 cm -
Tutti i fiumi portano al mare eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro meta, i fiumi riprendono la loro marcia. Ecclesiaste 1 – 7
Ph (autoscatto) su carta cotone graffite smalto
acrilico patchwork carta cuciture a macchina filo oro
50 x 50 cm -
Ho deciso allora di conoscere La sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento. Ecclesiaste 1-17
Ph ((courtesy Adolfina de Stefani) su carta cotone graffite smalto
acrilico patchwork carta cuciture a macchina filo oro
50 x 50 cm -
VERSO L'INCORPOREO
40 X40 CM
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VERSO L'INCORPOREO
40 X40 CM